Tuesday 5 August 2014

ETF di seconda generazione ed il metodo RAFI

Se fin dall’inizio con l’acronimo ETF si era soliti indicare l’intera famiglia dei fondi indicizzati scambiati sul mercato, ben presto si è capito quanto quella nuova categoria di prodotti ‘derivati’ costituisse un’innovazione per il futuro.

Se il principale motivo di interesse è stata la qualifica di ‘fondi a gestione passiva’, ovvero a minori spese e maggiore trasparenza, la naturale evoluzione del mercato ha condotto gli ETF verso un tipo di strategia via via sempre più attiva, quale ad esempio quella che contraddistingue gli ETF di seconda generazione.

Con ETF di seconda generazione si intende quell’insieme di fondi Exchange ‘attivi’ (
www.trend-online.com/etf-azionari.html),  che si prefiggono come obiettivo ultimo il battere il benchmark di riferimento. A livello di metodologia, la dinamica di replica dell’ETF non muta: a cambiare sono gli standard dell’indice preso come riferimento, non più precostituito e quotato sul mercato principale, ma composto da un paniere di attività selezionate ad hoc (Fund Friendly Indexes) che basa la selezioni sugli indici ‘fondamentali’.

Il metodo RAFI


Questi ultimi divengono il riferimento per i fondi Exchange Traded attivi di seconda generazione , che scegliendo in base ai numeri di bilancio relativi ai singoli titoli (cash flow, ricavi, dividendi, patrimonio netto), vanno ad includere nel portafoglio attività con potenziali prese di profitto legate a fattori di sopra/sotto valutazione. A tal proposito, l’indice RAFI (Research Affiliates Fundamental Index) è uno dei più apprezzati sulla piazza, utilizzato anche dai maggiori providers come base di riferimento (specie per Lyxsor e PowerShares).

Entrando più nello specifico, il metodo Rafi seleziona le attività da inserire nel proprio basket riferendosi a 4 dati di bilancio: ricavi medi, flussi di cassa medi, dividendi medi (su 5 anni) e patrimonio netto. Tali fattori (
http://lamiafinanzablog.wordpress.com/2014/07/08/nuove-frontiere-per-gli-etf
), contribuendo alla determinazione del fair value, valutano il mercato in cerca di valutazioni sbilanciate (in positivo ed in negativo), provvedendo poi al posizionamento strategico finalizzato a cogliere le opportunità intrinseche.


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